Adolf Hitler, figlio di Alois Hitler, vive un’infanzia molto complessa caratterizzata da un rapporto conflittuale con il padre e un attaccamento morboso per la madre. Dopo la morte del padre decide di partire in cerca di fortuna ma l’unica fortuna che troverà sarà l’eredità del padre consegnatagli dalla sorella prima di lasciare l’Austria per trasferirsi a Monaco di Baviera. Prende parte alla prima guerra mondiale dove si guadagna la Croce di Ferro e la promozione a caporale; temporaneamente accecato da un attacco a base di gas mostarda (iprite), viene ricoverato all’ospedale militare dove apprende la notizia della resa incondizionata della Germania con profonda rabbia. Congedato e rimasto senza lavoro, viene ingaggiato come informatore poliziesco a proposito della miriade di partiti politici nati dal collasso dell’Impero tedesco. Dopo aver partecipato con questo ruolo ad alcune sessioni del Partito Tedesco dei Lavoratori (la cui sede era una semplice birreria), decide di iscrivercisi; a seguito di alcune fortunate esperienze come oratore, ne diverrà addirittura il leader e otterrà di cambiare il nome del partito in NSDAP. Viene imprigionato dopo il fallito putsch di Monaco; durante il periodo di detenzione si dedica alla stesura del Mein Kampf (la mia battaglia). Inizia così la sua ascesa al potere.