La trama di Hunters parte da delle premesse che si possono ritenere interessanti anche se già rischiose. È il 1977 e Jonah Heidelbaum (Logan Lerman), un ragazzo di origini ebraiche, dopo la morte della nonna a cui era affezionato viene preso sotto la protezione di Meyer Offerman (Al Pacino) che lo inserisce in un eclettico gruppo chiamato I Cacciatori (gli Hunters del titolo), ebrei sopravvissuti al Terzo Reich che, agendo nell’ombra, cercano e uccidono ufficiali nazisti che si sono infiltrati tra le persone comuni in attesa di vendetta. Nel frattempo, un’investigatrice dell’FBI si ritrova nel mezzo di questa segreta guerra tra fazioni e cerca di ricomporre i pezzi di ciò che accade. Una trama semplice e basilare rappresentata perfettamente dalla sigla della serie: una scacchiera, due eserciti, in entrambi le fazioni un re da eliminare. Si potrebbe pensare che siano gli ingredienti perfetti per un gioco intelligente, arguto, pieno di colpi di scena e raffinato. D’altronde il gioco degli scacchi è questo: mosse ragionate, qualche sacrificio magari per arrivare all’obiettivo e vincere il gioco. Corrisponde al meglio anche il manicheismo tra bianchi (gli ebrei) e neri (i nazisti) della scacchiera, colori all’opposto senza sfumature. Una caratteristica che non sarebbe di per sé negativa e che riuscirebbe a simboleggiare una lotta quasi cosmica, quella del bene e del male.