Nell’ancora calda Sicilia dei mesi di settembre e ottobre dell’anno 1877 si svolge la farsa tragica del ragioniere Giovanni Bovara, nato a Vigata, ma ormai genovese per adozione poiché da bambino con la sua famiglia si è trasferito a Genova. Il direttore generale delle Finanze a Roma, venuto a sapere di sospetti episodi di corruzione, ma soprattutto della poco chiara morte di due ispettori, invia il ragioniere Bovara come nuovo Ispettore Capo dei Mulini a Montelusa per indagare e riferire. Bovara deve investigare riguardo all’applicazione dell’odiosa tassa sul macinato emanata nel maggio del 1868. Si trattava di una “tassa sul pane” (come fu chiamata) da cui si originarono fenomeni di protesta popolare e ribellioni nell’Italia post-risorgimentale. L’ispettore mandato da Roma dà subito segni di voler fare seriamente il suo lavoro e di voler respingere ogni tentativo di piccola e grande corruzione, aiutato in questo dalla sua mentalità e dalla sua educazione non siciliana.