Palermo. Fine anni ottanta. Riina tuona che in Sicila a dominare sono i corleonesi, e, tramite Ciancimino invia allo Stato nella persona del capitano Li Donni un “papiello”, con le sue condizioni per per porre fine alle stragi. Ciancimino, però, fa capire al capitano che i Corleonesi non sono più una famiglia unita. Subito dopo nei pressi di Novara, durante un apparente controllo di routine, viene fermato a un posto di blocco un uomo con una pistola nel cruscotto. E’ Balduccio Di Maggio, un soldato di Riina: vuole parlare. Poco tempo dopo, Riina viene arrestato dagli uomini del capitano Ultimo. Nella caserma, il vecchio padrino nega la sua identità. Afferma di chiamarsi Giuseppe Bellomo. Ci sono difficoltà per l’identificazione, le foto in possesso dei Carabinieri risalgono al 48, le impronte digitali presso l’Ucciardone sono sparite.